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IL CAPO DEI CAPI

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Ripol91
view post Posted on 13/1/2008, 17:07




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DOPO IL SUCCESSO AVUTO DELLA FICTION DEL CAPO DEI CAPI LA VICENZA DI TOTO' RINA VI POSTO IL RIASSUNTO DI TUTTE LE PUNTATE E IL DOWNLOAD CHE DOVRETE MANDARMI UN MESSAGGIO PRIVATO PER AVER IL FILE DI TESTO CON I LINK DI TUTTE E 6 PUNTATE DATI TECNICI DEI FILE :



Tutti i file (avi/xvid/mp3) hanno una risoluzione di 704x380 (1.85:1) e un peso di 1100 MB.



Prima puntata



Sicilia, 1993. Totò Riina (Claudio Gioè) è stato appena catturato e in carcere riceve la visita di un uomo, è il suo amico d’infanzia Biagio Schirò (Daniele Liotti), una presenza che lo spinge a ricordare... Sono gli anni del dopoguerra a Corleone, Totò è ancora un ragazzino quando il padre ed il fratellino muoiono in seguito all’esplosione di una bomba americana ritrovata nei campi dove stavano lavorando, bomba dalla quale il padre voleva recuperare la polvere da sparo per venderla e sfamare i suoi figli.

E’ Totò, il più grande, appena tredicenne che ora deve occuparsi della famiglia. Insieme all’amico Biagio porta il grano a far macinare e subisce le angherie del mugnaio che gli ruba la farina. Il garzone del mugnaio, Binnu Provenzano (Salvatore Lazzaro), e il giovane Calogero Bagarella (Marco Leonardi), che condividono la stessa sorte di poveracci, intervengono in favore di Totò e Biagio. E i quattro diventano una banda. Luciano Liggio (Claudio Castrogiovanni), uomo di fiducia del dottore Navarra, il capomafia di Corleone, nota il coraggio e la determinazione di Totò, così lo assolda e lo avvia, assieme agli amici, alla carriera mafiosa.

Biagio, però, in seguito all’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto si allontana dal gruppo e riprende gli studi anche se proprio Biagio salverà Totò portandolo in ospedale dopo un regolamento di conti con il figlio del mugnaio. Per questo omicidio Totò viene arrestato, condannato sconta la sua pena all’Ucciardone dove prende il diploma di scuola elementare. Uscito dal carcere ritrova gli amici, anche loro cresciuti, ai quali si è aggiunto un nuovo picciotto, Luciano Raia.

Con loro aiuta Liggio a ‘fare le scarpe’ a Navarra che, alla fine di una dura faida, verrà ucciso con tutti i suoi uomini. Ormai i giovani corleonesi hanno il controllo del loro paese. Biagio invece è diventato poliziotto ed è sulle tracce di Totò, ma quando i due si incontrano faccia a faccia al cimitero, sulla tomba del padre di Riina, Biagio non riesce a sparare all’amico d’infanzia che sfugge all’arresto e che, con i suoi, intanto guarda a Palermo. E’ quella città da conquistare.



Seconda puntata (1963 -1969)



Palermo. Anni '60. Liggio (Claudio Castrogiovanni), grazie all'appoggio di Vito Ciancimino -figlio del barbiere di Corleone laureato in Legge e assessore ai lavori pubblici- stringe un accordo con il boss palermitano La Barbera per il controllo del mercato della carne e il traffico di sigarette e lascia in città Riina con i suoi amici per gestire i loro affari. L'assassinio di La Barbera da parte di Michele Cavataio, però, scatena una guerra tra i clan mafiosi che dividono il controllo della città. Riina (Claudio Gioè) intuisce che è meglio defilarsi e si nasconde con Binnu (Salvatore Lazzaro) e Calò nei pressi di Corleone; mentre Luciano Raia chiede aiuto a Maria, la sua amante. Anche Tommaso Buscetta, legato a La Barbera, a Stefano Bontate ed estimatore di Totò, lascia Palermo.

A Corleone, intanto, Biagio (Daniele Liotti), con il commissario Mangano, continua a dare la caccia a Riina. Immagina che il "vecchio amico" faccia visita alla sua fidanzata Ninetta Bagarella (Gioia Spaziani) e riesce a convincere la sua ragazza Teresa, (Simona Cavallari), compagna di scuola ed amica di Ninetta, ad aiutarlo. L'irruzione in casa Bagarella però non dà i risultati sperati e Ninetta, anche se chiede a Totò di non vendicarsi di Teresa, interrompe con lei ogni rapporto. Tuttavia Totò, che si nasconde nelle campagne, viene arrestato mentre tenta di fuggire ad un fermo. E' Biagio a riconoscere nell'uomo, che dice di essere un innocuo contadino, il pericoloso latitante Riina.

Le cose per Biagio Schirò intanto sembrano andare meglio: Teresa si diploma e finalmente i due giovani possono sposarsi. Inoltre, Luciano Raia, convinto da Maria dopo un duro conflitto interiore, decide di costituirsi e collaborare con la giustizia. Riina, che anche in carcere ha acquisito il suo peso, viene avvisato che fuori c'è un "cantante".

Grazie a Raia, il giudice Terranova però può istruire un processo contro Liggio, Riina, Bagarella e Provenzano. Grazie poi ad un'intuizione di Biagio, anche Liggio viene arrestato.

Il 10 giugno 1969 si arriva finalmente alla celebrazione del processo. Raia in aula conferma le sue accuse ma i membri della corte subiscono terribili minacce e gli imputati vengono assolti perché 'non colpevoli' dei reati loro ascritti. Raia disperato, si suicida.

Mentre Riina, che Terranova vorrebbe mandare al confino in nord Italia, comunica a Binnu che vuole darsi alla latitanza per non lasciare l'isola, Teresa chiede a Biagio di andar via dalla Sicilia per cercare di avere una vita normale.



Terza puntata (1969 –1978)



Dicembre 1969, a Corleone Teresa (Simona Cavallari), con accanto Biagio (Daniele Liotti), mette al mondo il piccolo Antonio. Nelle stesse ore, a Palermo, di nascosto dagli altri capifamiglia, Totò Riina (Claudio Gioè), Binnu Provenzano (Salvatore Lazzaro) e Calogero Bagarella (Marco Leonardi), travestiti da poliziotti irrompono nell’impresa di costruzioni Moncada con l’intento di assassinare il boss Michele Cavataio. Ci riescono ma Calogero (Marco Leonardi), a sua volta, rimane ucciso. Binnu e Totò seppelliscono segretamente l’amico a Corleone anche per evitare di lasciare la firma su quell’ennesima strage. Il giovane commissario Boris Giuliano indaga con Mangano e intuisce che sulla scena del delitto manca un cadavere. E’ Biagio, che nel frattempo ha accettato il trasferimento a Palermo, a capire che si tratta di Bagarella ma è impossibile provarlo: i corleonesi hanno ucciso i testimoni.

Riina intanto, come i boss palermitani, vuole entrare nei grossi affari gestiti da Vito Ciancimino, il corleonese diventato sindaco di Palermo, ma ha bisogno di maggiore liquidità. Per questo lui e Provenzano, senza l’approvazione di Liggio (Claudio Castrogiovanni), rapiscono il tredicenne Antonino Caruso, la cui famiglia è profondamente legata all’onorevole Bernardo Mattarella. Nonostante la liberazione dell’adolescente, i boss mafiosi temono le pesanti ritorsioni della procura contro le famiglie, così Riina, senza alcuna incertezza, fa uccidere il procuratore e, con l’appoggio di Badalamenti e Buscetta, entra a far parte della “Commissione” regionale mafiosa mentre Liggio, che comincia ad essere un peso per Riina, grazie ad una soffiata, viene di lì a poco arrestato.

Ninetta (Gioia Spaziani) a sua volta viene convocata in tribunale, i giudici vogliono mandarla al confino in nord Italia con l’accusa di favoreggiamento nei confronti della cosca dei corleonesi. Mentre la giovane donna viene interrogata, Teresa ed il piccolo Antonio subiscono un’intimidazione dagli uomini di Riina.

Ninetta viene infine lasciata nella sua cittadina e condannata alla sorveglianza speciale ma in concomitanza con il matrimonio –segretamente celebrato- con il suo Totò scompare e diventa anche lei latitante.
Biagio, con l’amico e collega Silvio, cercano in ogni modo di braccare Riina che, vedendo il pericolo avvicinarsi, decide di contrattaccare. Uccide Silvio e massacra di botte Biagio, intimando di stargli alla larga.
Riina infatti è indomabile e continua ad allargare il suo potere in Sicilia. Nel 1978 per raggiungere il suo obiettivo fa assassinare anche Peppe Di Cristina da Caltanissetta e Pippo Calderone da Catania, altri due boss suoi acerrimi oppositori.




Quarta puntata (1979 –1981)



Nella Palermo degli anni ’80 il nuovo lucrosissimo business della mafia è il commercio della droga che i boss importano dalla Tailandia, raffinano e poi inviano sotto forma di eroina ad i loro parenti in America. I corleonesi che non hanno contatti negli Stati Uniti sono costretti ad appoggiarsi ai boss palermitani per ottenere ogni tanto una fetta della torta. Questa sudditanza non sta bene a Riina (Claudio Gioè). La sua ansia non sfugge ai capimafia Bontate ed Inzerillo che rimproverano Masino Buscetta di aver fatto entrare u’Curtu, come sprezzantemente lo definiscono, nella Commissione. Riina, che si è ingraziato con soldi e regalie i picciotti appartenenti alle famiglie mafiose della provincia, è pronto alla guerra.

Biagio (Daniele Liotti), intanto, è a fianco di Boris Giuliano le cui indagini portano al rinvenimento delle raffinerie della mafia e all’arresto del chimico-mafioso Francesco Marino Mannoia. Quando però Giuliano cerca di dare un giro di vite e ottenere le autorizzazioni per ispezionare i conti correnti bancari dei boss, Riina incarica suo cognato, Luchino Bagarella, di assassinarlo. La morte del commissario Boris Giuliano getta Biagio in una profonda crisi. Nel frattempo Teresa (Simona Cavallari), che ha appena scoperto di essere incinta, si reca in clinica a Palermo per farsi visitare. Ma nello stesso ospedale si trova anche Ninetta Bagarella (Gioia Spaziani), che ha appena partorito il suo terzo figlio, e le due donne si incrociano in un corridoio. Teresa in preda al panico chiama Biagio mentre fugge per le vie di Palermo. Ninetta, a sua volta, abbandona frettolosamente l’ospedale. Teresa per lo spavento perde il bambino ma, questa volta, lascia Palermo e si trasferisce a Roma con il piccolo Antonio.

Intanto la guerra della mafia contro lo Stato prosegue, trucemente segnata dall’assassinio dei giudici Terranova e Costa, e Riina, nonostante le perplessità di Binnu (Salvatore Lazzaro), uccide anche i boss Bontate ed Inzerillo sterminandone le famiglie anche grazie alla delazione dei loro picciotti. Buscetta, che aveva da tempo pronosticato la fine di Cosa Nostra, fugge in Brasile. Mentre Biagio viene totalmente emarginato in questura e deve tornare all’ufficio passaporti di Corleone, Riina è riuscito nel suo intento: è ormai capo temutissimo della mafia siciliana e con Michele Greco incontra John Gambino che è a capo della mafia americana. Con lui, di passaggio in Sicilia, stringe patti e suggella alleanze.



Quinta puntata (1982 –1987)




Siamo negli anni ’80. Totò Riina (Claudio Gioè) ormai è il capo indiscusso di Cosa Nostra e della nuova Commissione fanno parte solo i suoi fedelissimi: Michele Greco, Brusca, Di Maio e naturalmente Binnu Provenzano (Salvatore Lazzaro). Riina, incurante degli inviti di Binnu alla moderazione, stermina con ferocia ogni opposizione e quando Apuzzo, uno dei boss della vecchia guardia, contatta Buscetta, preoccupato della piega che stanno prendendo gli affari dopo gli ultimi morti voluti da Totò – l’onorevole Pio La Torre, il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e il giudice Rocco Chinnici – lo fa eliminare e stermina anche la famiglia Buscetta e tutti gli affiliati al clan, sciogliendo i loro corpi nell’acido.

Intanto Biagio (Daniele Liotti) riceve inaspettatamente la visita di Mangano, ormai in pensione, che, conoscendo la sua esperienza sui Corleonesi, lo mette in contatto con i giudici Falcone e Borsellino, che, coordinati dal giudice Caponnetto, hanno costituito un pool antimafia. L’intento dei giudici è quello di unificare tutte le inchieste di mafia e scavare nei patrimoni dei boss. Biagio lavora a fianco di due validi poliziotti, Montana e Cassarà, e rinasce in lui la speranza di veder finalmente catturato Riina. Falcone intanto ottiene l’estradizione di Masino Buscetta, catturato in Brasile. Biagio, inviato con altri poliziotti a prelevare il boss, sull’aereo gli salva la vita. Buscetta, una volta atterrati, accetta di collaborare. Le rivelazioni di Buscetta permettono a Falcone di emettere 366 mandati di cattura, ma l’arresto che più di ogni altro rincuora Biagio è quello dell’onorevole Vito Ciancimino.

Falcone e Borsellino, isolati per ragioni di sicurezza all’Asinara, preparano l’istruttoria per il processo. Intanto Riina, preoccupato, commissiona al suo killer Scarpuzzedda l’assassinio di Montana, e quello di Cassarà. Antonio, il figlio di Biagio, colpito dai drammatici eventi, scappa da Roma per stare vicino al padre. Teresa, commossa dal suo coraggio, lo segue a Palermo ed accetta di tornare accanto a Biagio. E’ il 1986 quando si apre il maxi processo a Cosa Nostra, un processo importante che si chiude il 16 dicembre 1987 con 2665 anni di carcere e 19 ergastoli, primi fra questi la condanna a vita per Riina, Provenzano e i boss loro alleati.

Mentre il giudice legge la sentenza, Biagio si accorge di essere seguito, spara ai killer che volevano catturarlo per portarlo da Totò, che aveva chiesto di lui, ma viene gravemente colpito.




Sesta puntata (1988 - 1993)



Palermo. Fine anni ottanta. Biagio (Daniele Liotti) si è quasi rimesso del tutto dall'agguato, la sua gamba però sembra irrimediabilmente compromessa. Teresa (Simona Cavallari), cui Falcone ha trovato un impiego al Tribunale, gli sta accanto ed Antonio, il figlio, è alle prese con la maturità. Subito dopo il ragazzo comunica ai genitori -attoniti- di voler entrare anche lui in polizia. Intanto Riina cerca una soluzione al fatto che Falcone dovrebbe essere nominato, a breve capo, dell'Ufficio Istruzione. E' dunque da considerare una sua vittoria il fatto che venga invece nominato il giudice più anziano, Meli che, con la sua impostazione burocratica, di fatto ostacola il lavoro del pool.

La famiglia dei Corleonesi, però, non sembra più così compatta. Il killer Scarpuzzedda organizza rapine per conto suo, suscitando il biasimo di Provenzano (Salvatore Lazzaro), e per questo si arriva alla sua eliminazione. A Roma intanto la Cassazione respinge i ricorsi presentati e conferma gli ergastoli per tutti i corleonesi. Riina è furioso con i politici che ha da sempre appoggiato in Sicilia e fa uccidere Salvo Lima e poi Ignazio Salvo, quindi dà ordine a Brusca di occuparsi di Falcone e Borsellino.

A distanza di poco più di due mesi l'uno dall'altro, entrambi vengono uccisi, assieme a loro trucidati gli uomini delle scorte ed il giudice Francesca Morvillo. Provenzano è scettico di fronte a questo attacco sempre più volento contro lo Stato. Tra i due amici sembra non esserci più l'intesa di un tempo. Riina tuona che in Sicila a dominare sono i corleonesi, e, tramite Ciancimino invia allo Stato, nella persona del capitano dei Carabinieri Li Donni un "papiello" con le sue condizioni per porre fine alle stragi.

Ciancimino, però, fa capire al capitano che i Corleonesi non sono più una famiglia unita. Di lì a poco, durante un apparente controllo di routine, viene fermato a un posto di blocco un uomo con una pistola nel cruscotto. E' Balduccio Di Maggio, un soldato di Riina, vuole parlare. Appostamenti, controlli e, dopo poco tempo dopo, Riina viene arrestato dagli uomini del capitano Ultimo. Nella caserma il vecchio padrino nega la sua identità. La sua identificazione è faticosa, le foto in possesso dei Carabinieri risalgono al '48 e le impronte digitali presso l'Ucciardone sono sparite.

Sarà Biagio a riconoscere Totò, in un duro confronto, mentre a Palermo, Bagarella e Provenzano fanno sparire dalla casa i famigliari di Riina ed anche le loro tracce.



RIPETO CHE PER IL DOWNLOAD DOVETE MANDARMI UN MESSAGGIO PRIVATO SPERO DI ESSERVI STATO UTILE ASPETTO VOSTRI COMMENTI ^^

 
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<Paky™>
view post Posted on 15/1/2008, 18:57




wewe grazie
 
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1 replies since 13/1/2008, 17:07   96 views
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